Quanti anni hai e quando sei arrivato in Italia?
Ho 31 anni e sono arrivato in Italia il 10/12/2013. Era una notte d’inverno quando ci trasferirono dalla Sicilia in pullman a Padula.
Fu difficile la scelta di lasciare il tuo Paese?
Si, è stato molto difficile lasciare il mio paese ma soprattutto è stato difficile lasciare la mia famiglia.
A distanza di anni, come giudichi l’accoglienza che hai avuto in Italia?
Sono arrivato in un paese in cui la cultura è molto diversa dalla mia ma nonostante ciò mi sono sentito sempre ben accolto ed integrato.
Sin da subito, hai iniziato a collaborare nel servizio di mediazione linguistico-culturale soprattutto per i progetti di accoglienza SAI dei minori stranieri non accompagnati. Dopo l’esperienza fatta a Montesano sulla Marcellana ora sei ad Atena Lucana. Qual è il tuo ruolo all’interno di una casa dove convivono persone diverse spesso di diversa nazionalità e anche religione?
Il mio ruolo all’interno della casa è quello di mantenere un buon equilibrio tra i ragazzi. Non è facile la convivenza tra persone di diversa nazionalità e religione ma con la mia esperienza di lavoro cerco di trovare sempre un punto d’incontro. Dico sempre ai ragazzi di avere rispetto l’uno degli altri. Ognuno di loro ha una storia personale ma il motivo che li ha spinti e ha spinto anche me a venire in Italia è unico: avere un futuro migliore.
Come è il tuo rapporto con l’equipe del progetto? E con i cittadini di Atena Lucana?
Ho un buon rapporto con l’equipe con cui lavoro; qualche volta nascono discussioni che con maturità superiamo per diventare più forti e uniti. Con la gente di Atena ho un ottimo rapporto. Vivo qui da quasi due anni, ormai mi conoscono tutti. A volte con qualcuno prendiamo il caffè insieme al bar. Ho stretto un magnifico rapporto con il sindaco Luigi Vertucci e il vicesindaco Francesco Manzolillo e molto spesso collaboriamo insieme. Il progetto di accoglienza mi ha insegnato tante cose. Inoltre da Ottobre 2020 sono entrato a far parte della “Colomba Soccorso” un’associazione che svolge attività di volontariato.
Il tuo percorso in Italia ti ha portato a raggiungere dei risultati importanti come il conseguimento della patente e il titolo di mediatore linguistico-culturale. Quali lingue parli?
Appena arrivato in Italia il mio primo obiettivo è stato quello di imparare la lingua italiana, successivamente ho sentito l’esigenza di fare altro. Nel 2018 ho conseguito la patente, non solo per realizzare questo mio grande sogno ma anche per essere autonomo e potermi muovere liberamente. Quest’anno, a marzo del 2021, ho conseguito il titolo di mediatore culturale/interculturale. Credo sia importante crescere nella vita, il mio principio è “chi si forma non si ferma”. Le lingue che conosco sono: mandinga, arabo, inglese, wolof, jula, bambara e italiano.
Durante il primo periodo del lockdown causato dalla pandemia Covid, ad Atena Lucana, avete realizzato dei cartelli “ Andrà tutto bene”. È stato difficile mantenere alta la speranza tra i ragazzi?
L’Italia, come il resto del mondo, ha dovuto e sta affrontando ancora oggi momenti difficili a causa della pandemia. Abbiamo creato quei cartelli in quel periodo per far sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza agli italiani. È stato difficile mantenere viva la speranza tra i ragazzi perché non potevano uscire, non potevano andare a scuola. Tutti però hanno rispettato le regole.
Stando molto tempo con i ragazzi ascolti anche molte delle loro storie. Quali sono i loro sogni di vita?
Vivendo quotidianamente con i ragazzi si crea un rapporto di fiducia, stima e rispetto. Sono sempre pronto ad ascoltare i ragazzi, mi raccontano il loro viaggio, la loro storia di vita. I loro sogni sono: dimenticare le loro esperienze negative, studiare e lavorare.
Come immagini il tuo futuro?
Sono una persona che cerca di vivere al meglio il presente. Riguardo il mio futuro, non so cosa farò. Ora faccio un lavoro che mi rende felice.